Fare un buon ormeggio non è certo semplice e necessita di tecnica, esperienza e buon senso. Non per nulla, le manovre di ormeggio sono spesso considerate uno degli aspetti più delicati del ruolo dello skipper, e costituiscono una corposa parte dell'esame per conseguire la patente nautica.
Esistono delle procedure e regole di ormeggio che è bene tenere a mente per effettuare le manovre nel modo corretto. Prima di tutto, se la scelta del posto in cui ormeggiare è libera con diverse banchine disponibili, fare sempre affidamento alle indicazioni fornite dalle ordinanze dell'autorità marittima, fare un giro di perlustrazione in modo da individuare gli spazi liberi, escludendo alcune zone sgombre spesso riservate alla Capitaneria di Porto, ai traghetti, ai pescherecci o imbarcazioni e navi in difficoltà. Inoltre, occorre tenere sempre conto anche della durata della sosta in banchina e delle condizioni della barca al momento della partenza.
Se disponibile, il corpo morto, costituito da blocchi di cemento o catene ancorate al fondale, è preferibile per l'ormeggio, in quanto consente un attracco dello scafo in modo sicuro dal largo. Attenzione solo al momento del recupero della trappa (cima) del corpo morto: essendo sempre immersa nell'acqua, è bene munirsi di guanti e fare attenzione a non farsi male o sporcare la barca maneggiandola.
Parlando di sicurezza, una volta ormeggiata la barca, il ruolo più importante lo svolgono il cavo di prua e i due o più cavi di poppa, che devono essere sempre testati.
L'utilizzo di buoni cavi garantisce un ormeggio a prova di vento. Altro aspetto fondamentale da conoscere per un buon ormeggio sono i nodi, che vanno eseguiti in maniera corretta per la sicurezza della propria barca e delle imbarcazioni vicine. Il nodo più utilizzato per legare i cavi a doppino su un anello è sempre la "gassa d'amante".